Nel 2013, la nostra comunità ha cominciato a riflettere sulla possibilità di costruire un birrificio. Di fronte all’impossibilità di proseguire l’attività della nostra azienda casearia, ossia il nostro modo tradizionale per guadagnarci da vivere, abbiamo cercato una nuova economia che potesse garantirci un lavoro comunitario e una certa affidabilità nelle entrate. La visita di alcuni birrifici artigianali ci ha portato alla conclusione che, in prospettiva, questo settore era molto allettante. Ma a causa della nostra ignoranza del mercato birrario, non sapevamo affatto che questo ci avrebbe condotto nel pieno di una «rivoluzione delle birre artigianali». Abbiamo scientemente messo a punto il nostro progetto in tutta tranquillità, senza fretta.
Le decisioni sono state tutte prese collegialmente, dal capitolo conventuale. Abbiamo cercato consiglio presso svariate fonti: i birrifici locali della nostra regione, i nuovi birrifici monastici di Norcia e di Saint-Wandrille e naturalmente i birrifici trappisti già ben avviati. Dopo aver iniziato, abbiamo ricevuto un forte sostegno dall’AIT, una meravigliosa fonte di esperienze e competenze che ci ha accompagnato nel percorso verso i suoi elevati criteri. In primo luogo, ci è stato consigliato di non produrre l’imitazione di una birra belga, ma di affidarci piuttosto a uno stile locale.
L’attività birraria è molto fiorente nella nostra regione, dato che Burton-on Trent è a solo una mezz’oretta di strada dal monastero. Abbiamo quindi cercato di produrre una birra forte, di gradazione 7,4°, radicata nella tradizione dei birrifici artigianali britannici, ma che fosse anche in sintonia con le birre trappiste tradizionali. Non vediamo l’ora di presentarla al pubblico a fine giugno 2018.